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Minority stress: cos’è e perché può danneggiare la salute mentale delle persone LGBTQIA+

Essere se stessə non dovrebbe mai essere fonte di sofferenza. Eppure, per molte persone LGBTQIA+, vivere apertamente la propria identità e orientamento può comportare uno stress costante.


Molte persone LGBTQIA+ si trovano ad affrontare, nel corso della vita, un malessere che non è riconducibile solo a esperienze traumatiche esplicite, ma a un insieme più subdolo e persistente di micro-esclusioni, tensioni e invalidazioni.


Questo fenomeno si chiama minority stress, o “stress da minoranza”, ed è un concetto fondamentale per capire l’impatto che lo stigma e la discriminazione possono avere sulla salute mentale.


In questo articolo ti spiego cosa significa, quali effetti ha e perché parlarne è importante – non solo per chi vive queste esperienze, ma anche per chi vuole offrire uno spazio psicologico realmente accogliente.

Due persone LGBTQ+ si tengono per mano

Cosa significa "minority stress"?


Il termine minority stress si riferisce a un modello ideato da Meyer nel 1995, utile per descrivere lo stress cronico vissuto da chi appartiene a un gruppo sociale minoritario e stigmatizzato, come le persone LGBTQIA+. Si tratta di una condizione aggiuntiva allo stress che sperimentiamo tuttɜ quotidianamente ed è sistemica, perché si esprime a livello sociale e culturale.


Le persone LGBTQIA+ crescono spesso in ambienti in cui la loro identità viene ignorata, ridicolizzata o apertamente osteggiata. Questo comporta un carico di stress cronico, che si aggiunge alle difficoltà della vita quotidiana, producendo un impatto profondo sulla salute mentale.

Chi cresce in un ambiente eteronormativo – cioè costruito attorno all’idea che esista un solo modo "giusto" di amare, relazionarsi o esprimersi – può trovarsi a mascherare, nascondere o ridurre parti fondamentali di sé per sentirsi al sicuro o accettatə.

Le fonti del minority stress


Il minority stress può essere visto come un continuum tra due estremi:


Fattori esterni: discriminazioni e microaggressioni


Sono gli episodi visibili e tangibili: rifiuti, esclusioni, battute offensive, ostilità sul lavoro o in famiglia, difficoltà nel trovare un ambiente sanitario rispettoso.

Anche le microaggressioni, cioè messaggi più o meno consapevoli che sminuiscono o invisibilizzano l’identità dell’altrə, hanno un effetto cumulativo importante. Questi fattori non dipendono da quanto la persona si identifica con l'identità LGBTQIA+, ma dalla percezione che gli altri hanno.


Fattori interni: paura, vergogna, ipervigilanza


Questi fattori invece hanno a che fare con il modo in cui la persona si rapporta alla propria identità minoritaria: emozioni connesse, valutazione positiva o negativa di sé come persona LGBTQ+, aspettativa di essere rifiutati dagli altri. Queste esperienze di stigma percepito e interiorizzato provocano:

  • paura di essere rifiutatə o scopertə

  • ipervigilanza in ambienti sociali

  • tendenza all’auto-censura

  • vergogna o auto-svalutazione legate alla propria identità


Questi vissuti non sono “colpa” dell’individuo, ma sono il risultato di un sistema che per troppo tempo ha messo a tacere, deriso o escluso le differenze.

Le conseguenze sulla salute mentale delle persone LGBTQIA+


Diversi studi mostrano una chiara connessione tra minority stress e sintomi psicologici, tra cui:

  • ansia e depressione

  • disturbi del sonno e della regolazione emotiva

  • isolamento e difficoltà relazionali

  • problematiche legate alla sessualità e all’immagine corporea

  • pensieri autolesivi o suicidari

  • difficoltà a costruire una narrazione positiva di sé, alimentando insicurezze profonde e difficoltà a sentirsi meritevoli di amore, cura e rispetto


Il minority stress spiega perché le persone LGBTQIA+ hanno tassi più alti di disagio psicologico: non è l’essere LGBTQIA+ a causare sofferenza, ma è l’ambiente discriminatorio. Il problema non è nell’individuo, ma nella società


Perché serve uno spazio sicuro per le persone LGBTQIA+


Purtroppo, anche in ambito clinico - e in generale sanitario, il minority stress può ripresentarsi: sotto forma di domande inopportune, linguaggio non inclusivo o sottovalutazione delle specificità del vissuto LGBTQIA+.


Le persone LGBTQ+ accedono con più frequenza a percorsi psicologici, ma riferiscono una maggiore insoddisfazione e alti tassi di abbandono rispetto alle persone cis-etero. Il dato aumenta per le persone trans* e non binarie.

Questo può accadere perché non si sentono al sicuro o comprese nel contesto terapeutico.


Alcune esperienze comuni che portano all'abbandono possono essere:

  • Evitamento di temi legati alle identità e agli orientamenti da parte deɜ professionistɜ

  • Paura di essere discriminatɜ

  • Esperienze dirette di microaggressioni da parte deɜ professionistɜ sanitari

  • Mancanza di formazione da parte deɜ professionistɜ e sensazione di doverlɜ istruire


Per questo è fondamentale che il percorso psicologico sia condotto da unə professionista formatə su identità di genere, orientamento sessuale e le dinamiche sociali che vi ruotano attorno.


Uno spazio accogliente e consapevole delle tematiche LGBTQIA+ può diventare un luogo importante per ricostruire fiducia, orgoglio e benessere.


Se sei unə professionista della salute

La mancanza di formazione è spesso legata al fatto che non ci sono insegnamenti specifici durante i percorsi universitari e/o specialistici che affrontano questi temi.


Rotture dell'alleanza terapeutica possono succedere. Se ne si è consapevoli possono anche essere riparate.


Cosa puoi fare nell'immediato:

  • Ammettere genuinamente di non sapere

  • Scusarti quando commetti un errore

  • Riconoscere il tuo bisogno formativo

  • Chiedere aiuto a colleghɜ e supervisorɜ

  • Documentarti

  • Rendere il setting più accogliente (domande neutre, moduli con possibilità di scelta dei pronomi, esporre segnali visivi LGBTQIA+)


Se sei una persona LGBTQIA+ in cerca di supporto, non affrontare il minority stress da solə


Un percorso psicologico può aiutarti a:

  • elaborare le ferite lasciate dallo stigma

  • riconnetterti con la tua identità in modo più libero

  • imparare a gestire l’impatto delle microaggressioni

  • coltivare risorse personali e relazionali


Uno spazio terapeutico informato, non giudicante e consapevole delle dinamiche LGBTQIA+ fa la differenza.

Nel mio lavoro accolgo le persone con le loro domande, i loro dubbi e le loro storie. Se senti che potresti beneficiare di un percorso psicologico attento e consapevole di queste dinamiche, possiamo iniziare da un primo colloquio conoscitivo, online o in presenza a Bergamo.


Se senti che questo potrebbe essere il momento per prenderti cura di te e affrontare il tuo percorso in modo più consapevole, puoi contattarmi per un primo colloquio conoscitivo. È uno spazio senza pressioni, in cui puoi portare ciò che vuoi, secondo i tuoi tempi.



Fonti

Baiocco, R., Pistella, J., Rosati, F. (2022), Atlante LGBTQ+: coming out e relazioni familiari. Dimensioni evolutive e cliniche. McGraw-Hill, Milano.

Lingiardi, V., Nardelli N., Giovanardi, G., Speranza A.M. (2023), Consulenza psicologica e psicoterapia con persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e non binarie. Linee guida. Raffaello Cortina Editore, Milano.


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